Fra settembre e ottobre del 2008, come al solito, dovevo prendere il treno delle 18.34 che da Milano Rogoredo porta a Piacenza, e come al solito e anzi, più del solito, c’era una marea di gente. Allora ho pensato, visto che non se riuscirò non solo a sedermi, ma neppure a salire su quel treno (pur avendo l’abbonamento di prima classe), ho pensato di andare alla Stazione Centrale prendendo lo stesso treno all’inizio del suo viaggio, in modo da poter almeno salire in carrozza. Arrivata lì, visto che quel treno non partiva, ed era in ritardo, ho pensato di prendere l’IC Plus delle 19:10 che, se fosse partito, mi avrebbe portato a casa prima. Quindi ho preso quello, ma, salita su, dopo un po’ hanno annunciato un ritardo di mezz’ora. Quindi ero scesa a vedere se potevo prendere l’altro treno, ma ho saputo che neppure quello sarebbe partito. Intorno alle 19:40 sono tornata sull’IC Plus, e dopo mezz’ora, mentre tutti speravano di partire, avevano annunciato un’altra mezz’ora di ritardo, e dopo un po’, il ritardo veniva annunciato come di 40 minuti. Io, che dovevo alzarmi alle 6 ogni mattina per uscire alle 6:40, fino alle 22:10 era rimasta in piedi alla Stazione Centrale, con la prospettiva di svegliarmi di nuovo alle 6 il giorno dopo. Il treno partiva alle 22:00, ma ormai, visto che non si sapeva neppure se sarebbe partito e quando mai sarebbe arrivato, mio marito aveva deciso di venirmi a prendere in macchina, arrivando alla Stazione Centrale dal paese in provincia di Piacenza, dove abitiamo. Così è arrivato alle 22:20, e grazie al traffico e alla labirintica segnaletica che dovrebbe permettere ai non milanesi, dalla centrale di Milano, di raggiungere la tangenziale, ci abbiamo messo circa 40 minuti per arrivare in tangenziale. Al casello dell’autostrada, appena ritirato il biglietto, la barra si è alzata, mio marito aveva appena ingranato la prima che ci siamo visti puntare addosso una luce abbagliante, un po’ come le luci dei carceri puntate sugli aspiranti evasori... Era la torcia di uno dei tre-quattro carabinieri che quella notte avevano deciso di fermarci. Forse perché sembravamo due pericolosi pendolari imbestialiti? Ma noi oramai eravamo ben contenti di tornarcene a casa con la nostra macchinina! Si sa, fa più comodo fermare i tipi più innocui. Fatto sta che, mostrati tutti i documenti richiesti, si riparte, per arrivare infine verso l’una di notte. E l’indomani, 6, sveglia, a si riparte! Treno Piacenza Milano, nuovo ritardo, coincidenza persa al passante di Rogoredo, l’alternativa è prendere il metrò, andare a repubblica e prendere l’altro treno. Vado, arrivo ed è già partito! Allora, una delle poche chance è di arrivare all’ultima stazione della linea rossa, Molino Dorino e prendere la corriera. Torno indietro a prendere l’altro treno. Finalmente arrivo al lavoro, con due ore di ritardo e un'altra giornata rovinata.